lunedì 29 gennaio 2018

DAVID ZARD NEL RICORDO DI ANGELO BRANDUARDI

https://www.facebook.com/locandadelmalandrino

Il pezzetto di me che se ne va assieme a David Zard in realtà non è nemmeno tanto piccolo, anzi: 15 anni di collaborazioni, fatti di mille cose. 

Di litigi e di screzi, certo, esattamente come nei matrimoni, perché — accanto alla generosità e al rispetto dell'artista — David aveva un lato dominante con cui era impossibile non scontrarsi. 
Ma nei ricordi prevalgono di gran lunga i grandi successi e le splendide idee artistiche. 
Nella musica era l'unico manager che sia stato degno di questo nome, in Italia. 

La sua vita, durata 74 anni, è stata pienissima fin da quando, nel 1967, dovette lasciare la Libia, dove era nato, perché era ebreo e c'era stata la Guerra dei Sei Giorni. In Italia ebbe il coraggio di fidarsi di me, giovane diplomato in violino che faceva ballate medievali, così come io il coraggio di fidarmi di lui, cercandolo anzi con insistenza: andavo ai festival dove si esibivano suoi artisti, ma non riuscivo mai a incontrarlo, e ogni volta la sua segretaria mi offriva una sigaretta per tacitarmi. 

Finché a un mio concerto litigai col pubblico: Dory Zard, che era sotto il palco, mi segnalò al fratello promoter e così nacque tutto. 

Grazie a lui sono diventato uno dei pochissimi musicisti italiani noti nel mondo, inventandoci esperienze uniche, su tutte — a fine anni Settanta — la "Carovana del Mediterraneo", un tour con me e altri musicisti come il Banco del Mutuo Soccorso e Maurizio Fabrizio, che girò davvero tutta l'Europa. Anche per questo era uno spettacolo faticoso, oltre che perché era gigantesco: David d'altronde ragionava sempre in grande. 

Il livello era altissimo, degno dell'offerta musicale rock pop e folk internazionale di quell'incredibile periodo storico. Basti dire che a un certo punto si aggiunsero a noi — oltre a Pino DanieleRichie Havens, Stephen Stills e Graham Nash

A nessun altro promoter italiano, forse neppure a uno internazionale, gente di quel calibro avrebbe potuto dire sì. 

David conosceva tutti nello show business mondiale, e tutti conoscevano lui, e non per modo di dire. Il respiro cosmopolita gli veniva non solo dalle origini straniere, ma dalla voglia di evadere dal pollaio italiano, di scoprire cosa succedeva oltre il tunnel del Gottardo. 

Anche questo spiega come lui sia stato il promoter che dagli anni Settanta in poi ci ha portato Madonna, Cat Stevens, Elton John, Michael Jackson, Bob Dylan, i Genesis, Santana, Lou Reed, i Led Zeppelin. Ha aperto l'Italia al rock e il rock all'Italia. 

Con gli italiani lavorava meno, oltre a me ricordo Gianna Nannini, però all'inizio del nuovo millennio seppe e volle credere in Riccardo Cocciante e nel suo Gobbo di Notre Dame, che gli ridiede un successo clamoroso. 

David aveva avuto tanti alti e bassi, anche economici, penso a quel tour dei Rolling Stones del 1990 che per un po' gli aveva fatto mollare il lavoro. Ma lui era uno che se aveva una lira ne investiva cinque. Però non aveva mai smesso di guardarsi intorno, di inventarsi idee e spettacoli, neppure quando la salute aveva iniziato ad andare sempre peggio. 

Gli ultimi anni erano stati dolorosi, ma era andato avanti. 

Generosità era la parola che più lo riassumeva. 

E lo spiego questo aneddoto con il quale lo saluto: eravamo da lui a cena a Roma, mangiavamo tranquilli dell'ottimo cus cus. In tavola c'era un servizio di bicchieri bello e parecchio costoso. 
Una mia figlia involontariamente ne ruppe uno. 
La sgridammo, lei si mise a piangere. 
David si alzò, prese tutti gli altri bicchieri e li fracassò di botto sul pavimento: come un vero spirito rocker. La grande anima di un uomo si dimostra anche in piccoli episodi di questo genere.

Angelo Branduardi


sabato 27 gennaio 2018

DAVID ZARD: un ricordo speciale

Proprio il 27 Gennaio, data riconosciuta dalle Nazioni Unite per ricordare le vittime della Shoah, ci ha lasciati David Zard, il più grande produttore ed organizzatore di spettacoli dal vivo mai avuto nel nostro Paese.

David, nato a Tripoli il 6 Gennaio 1943 da famiglia ebraica, all'età di 24 anni, a seguito delle persecuzioni contro gli ebrei in concomitanza con la "guerra dei sei giorni", dovette lasciare la Libia e si trasferì con la sua famiglia in Italia. 

E' da qui che David Zard fa partire la sua meravigliosa avventura e, negli anni Settanta, inizia ad organizzare i più grandi eventi di musica dal vivo ed i più grandi tour mai giunti in Italia fino ad allora.

A lui dobbiamo il grande successo di Angelo Branduardi e della sua "Carovana del Mediterraneo", uno straordinario progetto musicale che, tra la fine degli anni settanta/inizi ottanta, fece calcare al nostro Angelo i più importanti scenari italiani ed Europei. 

Così Angelo Branduardi ricorda quell'incontro che segnò in positivo tutta la sua carriera: 


"Una sera a Roma mi venne a cercare Dory Zard e mi presentò in seguito a suo fratello David. I fratelli Zard, con la loro grande famiglia, produssero i miei concerti più grandiosi: dalla "Fete dell'Humanitè", 200.000 spettatori a Parigi nel 1979, alla "Carovana del Mediterraneo" del 1980. Con loro ho girato in lungo e in largo e con grande successo tutta l'Europa, ponendo le basi per quella che è ancora oggi la mia attività al di fuori dell'Italia."




Quelli furono anni indimenticabili per tutti i "Branduardiani". Concerti memorabili e carichi di adrenalina che videro sul palco musicisti ed ospiti nazionali ed internazionali straordinari.  

A David Zard dobbiamo, quindi, tantissimo. 
E', e rimarrà, il più grande di tutti.

Un pensiero speciale va a Dory Zard, fratello di David, anche lui impegnato per tanti anni nell'attività del fratello, in particolare negli anni che videro affermarsi lo straordinario successo di Branduardi.
Per tutto l'affetto che ha sempre dimostrato nei miei confronti e nei confronti del gruppo della Locanda del Malandrino va a lui l'abbraccio più stretto.


Laura Gangemi


mercoledì 10 gennaio 2018

NEL SUONO E NELLA MUSICA LA "PAROLA" ORIGINARIA DEL COSMO

Articolo di Angelo Branduardi 

Oggi noi tutti siamo degli uditori voraci, ma probabilmente ascoltiamo sempre meno; quanto più è antico il passato a cui ci riferiamo, tanto più vediamo che la musica non è forma artistica di divertimento, ma elemento legato ai più piccoli e umili aspetti della vita quotidiana e connesso agli sforzi tesi a stabilire un contatto col mondo dell'altro, che possiamo chiamare metafisico.
La potenza della musica è nella vibrazione che ci induce al mistero, nella stupefacente immediatezza dell'emozione violenta, priva di nessi con la logica della realtà. "Il cantore suonava l'arpa dinanzi al Re ed entrambi divennero una cosa sola". Questa facoltà è stata smarrita dall'uomo moderno in misura spaventosa, ed egli si pone di fronte a queste cose in uno stato di incredulità. Ma la potenza della musica è fondata sulla priorità che il suono detiene nel cosmo.
La frase evangelica, "all'inizio fu la Parola", non è prodotto della cultura avanzata, ma del patrimonio più arcaico dell'umanità.
Gran parte delle tribù primitive hanno tradizioni che evocano memorie analoghe. Bisogna però intendersi sul significato di "Parola"; si tratta qui di qualcosa che precede ogni parola determinata e ogni concetto logico, qualcosa di primario, di indefinibile. Forse ci si avvicina di più alla concezione originaria se si usano concetti come "Suono" o "Grido" o "Sillaba risonante". Ma se così è, il suono deve essere più antico di Dio; e infatti Giovanni scrive: "...la Parola era presso Dio e la Parola era Dio".
I miti dei popoli primitivi insegnano che il sostrato di tutti i fenomeni dell'universo è un elemento acustico, sonoro. La prima manifestazione della creazione è un suono che, secondo le varie tradizioni, emana dal Tao, dall'abisso primordiale, da una caverna, dalla bocca di un dio o di uno strumento musicale.
Questo suono che emana dal vuoto fa vibrare il Nulla e trasformandosi in un monologo si riveste di un corpo sonoro che è la prima manifestazione percettibile dell'Invisibile. L'abisso primordiale è quindi un cavo risonante, e la prima sostanza percettibile è un suono che, propagandosi, crea uno spazio sottoposto a un ritmo. Questo suono è la sostanza dell'universo e in questo stadio della creazione la natura del mondo è puramente acustica; la materia è il prodotto di un atto successivo e i primi uomini sono esseri sonori e luminosi che planano sulla terra. Gli uomini e le cose sono frutto di questa melodia celeste che, differenziandosi e organizzandosi nello spazio, crea gli esseri chiamandoli con i loro nomi e gli esseri cominciano ad esistere perché si cristallizzano i nomi con cui vengono chiamati.
Lo sforzo di Dio nella creazione viene ripagato dal canto delle creature; dopo il suo sacrificio iniziale sono gli esseri da lui creati a ricondurlo in vita con questo canto alternato che regola i rapporti fra cielo e terra e a cui partecipa tutta la natura: la terra contribuisce con i suoi mari, alberi, fiumi sonori, valli e animali e con la voce degli uomini.
Nel mondo materializzato si offrono olocausti e libagioni e li si accompagna con i canti, ma queste offerte sono forme inferiori di sacrificio, quando la sostanza acustica inizia la sua trasformazione in materia. Il sacrificio per eccellenza continua ad essere il canto che, restituendo energia al Creatore, lo sazia e disseta più di qualsiasi altra forma di sacrificio. In conclusione, il mondo fu creato da un suono iniziale che si rivestì di luce e successivamente si convertì in materia; gli uomini che planavano nell'aria luminosi e sonori discesero sulla terra, ne mangiarono i prodotti e i loro corpi divennero pesanti e opachi. Rimase la loro voce, e, in tutte le creature, animate e no, qualcosa del suono originale creatore.
Il musicista, il cantore, riconosce la musica interna delle cose, anche di quelle che sembrano mute, e la sua arte è il tramite fra la terra e Dio; egli è in grado di ricostruire parte del linguaggio originario e di cantarlo; la sua voce è una preghiera costante perché la musica è l'essenza del cielo e della terra, e la storia della musica è la storia dell'umanità.


Tratto da :
La Bibbia per la Famiglia - libro 4 (Genesi) - pag. 68
Editore Periodici San Paolo - anno 1995

lunedì 8 gennaio 2018

EUROPEAN TOUR 2018

Cari amici,
ecco aggiornato il tour 2018 di ANGELO BRANDUARDI !!!!

I concerti in acustico, in duo, saranno tenuti da ANGELO BRANDUARDI e FABIO VALDEMARIN 

Dove non specificato, gli altri concerti saranno eseguiti con tutta la BAND: Davide Ragazzoni, alla batteria, Stefano Olivato al basso, Antonello D'Urso alle chitarre, Fabio Valdemarin alle tastiere

ITALIA

- 14/7 Sacro Monte, Varallo

GERMANIA
- 22/10: Colonia
- 23/10: Dusseldorf
- 25/10: Berlino
- 27/10: Amburgo
- 29/10: Hannover
- 30/10: Stoccarda

BELGIO
- 02/11: Bruxelles
- 03/11: Liegi
- 04/11: Anversa

LUSSEMBURGO
- 05/11: Luxembourg

AUSTRIA
- 07/11 Innsbruck

Le date saranno costantemente aggiornate!!!
Condividete l'articolo per far sapere a tutti le date del nostro Angelo!
Buon concerto ed...a presto 😊
Laura Gangemi

Seguici su Facebook :
https://www.facebook.com/locandadelmalandrino/